Le statue d'acqua - Fleur Jaeggy
- Stefano Polo
- 8 nov 2015
- Tempo di lettura: 1 min
"Tra vanghe, trofei, schegge di marmo scartato,stanno i conviatati d'argilla che tessono lacci di sonno come se fossero trine di Malines, veleggiano sullepareti, saltano come caucciù sugli scalini di polvere, salgono verso l'alto,verso la luce, salgono invano, senza arrivare a nulla, neppure alla beatitudine o all'esaurimento della disperazione. E io, come nelle fiabe,ritornai su carico d'anni."

Provate a leggere ad alta voce questo passo de "Le statue d'acqua" e ne percepirete la musicalità, il ritmo e l'accuratezza delle parole. L'autrice stessa rilegge ad alta voce ciò che scrive per appurarne la musicalità. Non si può dire sia semplice prosa e nemmeno poesia, è un dramma, una fiaba in cui Beeklam evoca ricordi tra le statue che è "andato a comprare per il mondo". L'acqua dei canali di Amsterdam scorre dietro le pareti del sotterraneo, la fissità immobile dei simulacri celebra gli assenti, un teatro d'ombre dove il vuoto si veste suntuosamente di ogni apparenza.
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