L'invisibile ovunque - Wu Ming
- stefano polo
- 28 nov 2015
- Tempo di lettura: 1 min
L’Invisibile ovunque mette in scena una progressione in quattro movimenti dalla narrativa pura. Segue quattro percorsi nella Grande guerra, saltando dal fronte italiano a quello francese.

I protagonisti di questo libro sanno che «niente uccide un uomo come l’obbligo di rappresentare una nazione» (Jacques Vaché), e adottano diverse strategie di resistenza all’orrore. Qualcuno si arruola negli Arditi, scansando la vita di trincea, al prezzo di divenire un uomo-arma, un pugnale con braccia e gambe, che un potere futuro potrà usare a suo piacimento. Di questo potere si sente già la presenza, cupa, ineffabile. Qualcuno sceglie la renitenza alla leva o la sfida all’istituzione psichiatrica, accettando il rischio che la follia simulata diventi reale. Qualcuno trova il modo di nascondersi nelle pieghe della guerra, praticando l’umorismo e il paradosso, esplorando gli abissi della psiche umana, fantasticando piani grandiosi per farla pagare al mondo che ha reso possibile la carneficina. Qualcuno sperimenta la mimetizzazione e l’utopia di un’invisibilità che renda impossibile agli uomini combattersi. L’Invisibile ovunque è il modo di WU MING di non celebrare il centenario della Grande guerra.
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